Archivio per giugno 2008

Bestie estive

Capita di svegliarmi con la netta sensazione che ci sia qualche cosa di storto che mi stia aspettando dietro la soglia del dormiveglia. Oggi è successo così, ancora con gli occhi chiusi pensavo dentro di me di non voler svegliarmi, di restare lì accoccolato lasciando che passino i minuti e le ore. I giorni, fosse necessario.

Alla fine gli occhi li ho aperti e loro erano lì, sul mio lettone, troppo grande anche per un omone di quasi un metro e 90 come me; Stesi come due trichechi sulla spiaggia (ed io ero il terzo :P), Pancho e Vince (i miei gatazi) hanno percepito il mio ritorno alla vita ed hanno subito drizzato le orecchie, strappandomi quel sorriso che ti cambia la giornata.

Dopo le coccole di rito, ci siamo messi sulla finestra di casa, e lì si sono fatti pettinare fino allo sfinimento, ronfando e perdendo peli a più non posso.

Mi dispiace veramente tanto per le persone che, in questo periodo in cui il sole illumina la strada facendo ribollire il cemento non trovino di meglio, per assaporare l’estate, di andarsene lasciando al loro destino queste creature. Gli animali che, nella nostra vita cittadina, ci accompagnano mano nella zampa, non hanno mai avuto la possibilità di scegliere. Noi, i così detti padroni, decidiamo per loro.

In cambio loro ci danno tutto quello che solo un ottimo amico è capace di darti. E senza volere nulla in cambio.

Mi dispiace per queste persone. Mi dispiace perchè appartengono ad una categoria di bestie tra le più abbiette sulla faccia della terra. Mi dispiace perchè sono persone con cui non vorrei aver mai nulla a che fare. Mi dispiace perchè vorrei non esistessero, vorrei fossero cancellate dalla mano divina ( :S ) con una grossa gomma.

Come ogni anno usciranno a fine estate delle statistiche sull’abbandono e, chi ama gli animali, non potrà far altro che prendere atto, ancora una volta, della spropositata cattiveria umana.

Come se andasi zo a sud

Un po’ perchè ultimamente mi son sentito come “se andassi giù al sud”, un po’ perchè questo pezzo proviene da uno degli album e dei gruppi che più mi hanno colpito negli ultimi anni.

dEUS – Little arithmetics da In a bar under the sea 1996

azz! 12 anni ha ‘sto pezzo! 😛

El mato

Citazione da wikipedia:

Simbolismi

In origine questa carta rappresentava la Stoltezza; solo in seguito venne a rappresentare la follia, quando cominciarono a chiamarla “il Matto” in analogia alla “matta” di altri mazzi di carte tradizionali. Come simbolo esoterico, la follia pura è ciò che permette di affacciarsi alla vita di nuovo per ricrearla dal principio.

Lo sguardo perso simboleggia il distacco dalla realtà. Il fagotto rappresenta le esperienze che un uomo si porta con sè. L’animale in agguato rappresenta l’istinto ed è l’unico elemento, insieme al bastone da passeggio, che lega l’uomo al mondo reale.

L’uomo che cammina rappresenta il viaggio, simbolo a sua volta del passaggio dell’uomo sulla Terra; è l’uomo che ha attraversato il mondo e conosciuto ogni seme e ogni via.

Il numero 0 ha il significato numerologico del “moltiplicatore universale”: ogni numero, moltiplicato per zero, è ancora zero, e rappresenta dunque l’unità del tutto; essendo il primo di tutti i numeri, rappresenta anche un nuovo inizio.

Lavorando ogni giorno a contatto con la follia, devo dire che sono rimasto molto colpito dai significati, frutto di antica tradizione popolare, contenuti in questa carta.

Comunque sia, dopo questa lettura, ho pensato che molti psichiatri che conosco forse farebbero meglio a buttare al vento un po’ della loro cultura scientifica per mettersi a studiare i tarocchi 😛

El eternauta

Ci sono fumetti che hanno una forza ed un espressività così intense da poter tranquillamente essere annoverarti tra i capolavori della letteratura mondiale. L’eternauta è uno di questi.

Mi è capitato di rileggerlo recentemente, nell’edizione di repubblica, ed ancora una volta mi ha portato con sè. L’eternauta è:

un grande fumetto di avventura e di azione che appartiene da tempo al canone ristretto dei migliori fumetti di fantascienza

La storia inizia con lo sceneggiatore del fumetto Hector G. Oesterheld che, intento nello studio di casa sua a lavorare, si vede comparire davanti l’eternauta, il vagabondo dei secoli, che inizia a raccontargli la sua storia: di come nel suo tempo (a cui sta cercando di ritornare) un giorno sia iniziata una nevicata fluorescente e velenosa, di come gli alieni abbiano iniziato a cercare di asservire l’umanità ai loro voleri, di come lui sia riuscito a fuggire utilizzando una delle navi spaziali di questi misteriosi (ed alla fine infelici) esseri con le mani dotate di un numero imprecisato di dita.

Il racconto scorre intenso e serrato: con il disegno di Francisco Solano Lopez caratterizzato da una fortissima contrapposizione del bianco e del nero, che dona ad ogni vignetta un aura di drammaticità e tensione; con la ricca sceneggiatura di Oesterheld che, anche attraverso un uso molto importante delle didascalie, ci traghetta nelle paure e nelle speranze dei protagonisti.

Ma molti, nell’eternauta, non vedono solo un fumetto di fantascienza. Vedono un analisi di quello che sta maturando nell’argentina di quegli anni (in argentina è uscito per la prima volta tra il 1957 ed il 1959); è percepito quasi come una “preveggenza” del regime militare che, da lì a qualche anno, sarebbe arrivato causando la sparizione di circa 30000 persone; e tra queste Hector G. Oesterheld, rapito il 3 giugno 1977 dai squadroni della morte e di cui da allora non si è più saputo nulla.

Mettono i brividi, poi, alcune ambientazioni. Come quella dello stadio di Buenos Aires. Quante volte, nei recenti conflitti, abbiamo visto gli stadi trasformarsi in campo profughi, campo di concentramento o cimitero?

Insomma: l’eternauta è sicuramente uno dei più bei fumetti che abbia mai letto; una di quelle opere che, negli anni, continuerò a rileggere per riassaporare le emozioni che, ad ogni lettura, un capolavoro è capace di donarti.

Meno mal che xe el dpkg-reconfigure

Mentre stavo scrivendo uno dei precedenti post, succede che lo schermo mi vada in freez. Tutto immobile davanti a me come le sinapsi di g.ferrara. Il mio vecchio baracchino aveva fatto tilt.

Ad un primo riavvio sembra caricarsi tutto alla perfezione ma, giunti al login, lo scenario desolante che mi si presenta (simile sempre a quello che probabilmente si riscontra all’interno della scatola cranica del sopracitato personaggio televisivo), è uno schermo nero con righe verticali sfarfallanti. Faccio 1+1: fino alla barra di caricamento con il logo di ubuntu si è visto tutto…poi…puf!C’è una sola spiegazione: è partita la parte della (bacucca) scheda grafica che sovraintende all’accelerazione.

Agisco d’istinto…premo Ctrl+alt+f1 ed entro nella shell. Do il seguente comando:

sudo dpkg-reconfigure xserver-xorg

inserisco la pswd e mi si apre la finestra di dialogo di xserver

Do una sfilza di invio e di ok alle domande che il server X mi pone e riavvio. Praticamente ho disinserito i driver Nvidia passando ad un formato standard di visualizzazione….credo vesa.

Ora il sistema si riavvia con una risoluzione di 800×600. Entro in /usr/share/applications/ schermi e grafica e setto una risoluzione più decente.

Chiunque abbia avuto problemi con la scheda grafica conosce questi passaggi. E di utenti linux che di questi problemi non ne abbiano avuti, ce ne sono pochi 😛

Comunque ho risolto definitivamente il giorno seguente, comprando una scheda grafica identica a quella che avevo prima, per un costo di euro 10, smanettando di nuovo con xserver, e reinstallando i driver proprietari. Ora posso di nuovo giocare con il mio giochino preferito 🙂

Xe suceso ogi

La storia è importante, si sa.

Per tenermi allenato all’idea che il mio presente è il frutto, il risultato, di un flusso di esistenze umane, visito quasi ogni giorno “accadde oggi“.

Gli eventi che, oggi 25 giugno, mi balzano all’occhio:

132 anni fa, gli indiani massacrarono in una battaglia a Little Big Horn il generale Custer ed il suo battaglione.

105 anni fa nasceva G. Orwell, autore di “Il grande fratello” e la “fattoria degli animali” (32 anni fa il mio amico scalva :P)

17 anni fa, Slovenia e Croazia dichiararono l’indipendenza dalla Yugoslavia.

E così dedico qualche minuto della mia giornata a pensare a quello che è successo e alle sue implicazioni o analogie con altri episodi del passato e con il presente.

Bhe….credo sia un buon allenamente 🙂


enea papà

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