Archivio per luglio 2010

Di pirati ed altre leggende

Valerio Evangelisti: qualche anno fa lessi alcuni libri della sua saga di Eymerich, inquisitore: fanta/horror originale e coinvolgente. Ora ho scoperto e divorato questo ciclo dedicato a pirati e bucanieri: spietati, sanguinari, avidi, senza pietà ed a loro modo democratici. Così lontani eppure così vicini…
Tortuga:

L’incipit:

Rogério de Campos pensò che la sua ora fosse venuta. Il ponte del Rey de Reyes somigliava al pavimento di un mattatoio. Il sangue scorreva a rivoli o si espandeva a macchie, tra gli alberi abbattuti, i fasci di vele e gli intrichi di sartiame reciso. Alcuni moribondi e mutilati si lamentavano ancora, oppure gridavano invocando Gesù o la Madonna. I pirati si aggiravano tra i corpi, tagliando con freddezza la gola ai superstiti, e gettando i cadaveri in mare, anche quandosi trattava di loro compagni senza speranze di guarigione. Spazzavano via i piedi di cervo, i chiodi a quattro punte lanciati al momento dell’assalto. L’odore di sangue era così penetrante da superare quello della salsedine, e stordiva.

Veracruz:

In questo prequel del libro precedente De grammont, Laurencillo, Van Hoorn, ed altri capitani della filibusta si imbarcano in un impresa epica conquistando con il loro seguito di tagliagole la capitale messicana degli spagnoli. Leggero ma truculento, tra storia e romanzo.

L’incipit

Il 17 marzo 1683 Hubert Macary scrutava il mare, in attesa dei vascelli in arrivo. Solo lui e l’amico Francise Levert sapevano che al largo di Roatán stava per apparire la flotta più imponente che i Fratelli della Costa avessero mai allestito. Ben diciassette velieri, inclusi vari brigantini da una trentina di cannoni ciascuno.
Appoggiato con il gomito a una torretta di guardia, la gamba sinistra su un cannone arrugginito, Hubert pregustava lo spettacolo. Per assaporarlo si metteva nei panni degli spagnoli di qualche città costiera, quando al largo apparivano i pirati.

In entrambe i romanzi le storie dei protagonisti sono un po’ scialbe; ma il tutto viene riequilibrato da una narrazione fluida e piacevole, da una meticolosa ricostruzione storica e dal realismo descrittivo di abbordaggi e massacri. Sono libri da assaporare in spiaggia con un occhio all’orizzonte marino: pronti a correre a gambe levate nel caso spunti una jolly roger all’orizzonte…

nota: domani si parte per la Croazia: in programma la rilettura del mitico dune…alè!

Gelato al corano

Trieste un paio di giorni fa; una gelateria vicino casa.

Fa troppo caldo per imbastire un pasto vero, soprattutto dopo nove ore di lavoro; così decido di scendere assieme al mostricio per un paio di palline di gelato.

C’è la fila e, curiosi, io e l’erede guardiamo le facce della gente che ci precede.

Umanità.

Non si può non notore, davanti a noi, una coppia con bambino di chiara origine araba sicuramente molto devota ad allah: lei intabarrata nel classico abito che lascia scoperte solo faccia e mani, lui con una folta barba ben curata e dei sottili occhialini d’oro da intellettuale.

Poco più in là una signora sulla cinquantina: capelli ritti in testa tra il bianco ed il giallo, enormi occhialoni neri ed al guinzaglio, un vecchio e mansueto bastardino con il pelo preoccupantemente simile alla chioma della padrona.

E’ il turno della coppia: noto che l’uomo prende un cono gelato e lo passa al bambino in braccio alla madre, che fa per uscire; quindi si rivolge alla commessa, chiedendo in malomodo lo scontrino e, dopo averlo ricevuto, si lancia in un’invettiva contro i cani sottolineandone sporcizia ed impurità. Nel suo stentoreo italiano comincia ad alzare i toni sostenendo che nell’esercizio avrebbe dovuto esserci un cartello che vietasse l’ingresso a quel “tipo di bestie” e che voleva parlare con un responsabile del posto.

Mentre la commessa ribatte colpo su colpo, si alza il brusio contrariato e cinofilo degli altri avventori; inaspettatamente per un attimo e sotto i nostri occhi, va in scena un piccolo “scontro di civiltà”.

Infine, dopo aver restituito le monetine al tizio e chiamato il responsabile che risultava “fuori città” e considerando che l’uomo insisteva sostenendo che un responsabile reperibile “doveva pur esserci”, la commessa suggerisce di chiamare i carabinieri. La parola “carabiniere” ammutolisce improvvisamente l’uomo che si allontana alla chetichella mentre la signora del cane, che intanto aveva acquistato un gelato dall’altra commessa, mi si avvicina:

-ma con chi ce l’ha?- mi chiede

– con il suo cane – rispondo;

A quel punto la vedo voltarsi verso la vetrina dove l’arabo era rimasto a fissarla e sfoderare un ossuto dito medio ed un ghigno sardonico.

– Scusi sa – mi dice – ma quando ghe vol ghe vol –

nota:

Qui ho trovato qualche informazione sulle visioni del corano e della cultura araba sui cani.

P.S. grazie lali per la dritta 😉


enea papà

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