Armi e bagagli

Il tempo è giunto. Da un po’ meditavo di acquistare uno spazio di hosting per trasferirvi il blog; da quasi un anno ho acquistato il dominio zakunin.org lavorandovi saltuariamente per dare vita alla nuova creatura. La parte che più mi ha impegnato è stata quella della ricerca di un template che mi soddisfacesse: fino a qualche giorno fa (e da un po’ di tempo) il sito era completamente diverso, seppure a grandi linee completo nei contenuti. Pigramente nel week end  ho ripreso la ricerca imbattendomi nella regina bianca e adottandola, non senza apportarvi delle modifiche sotto la gonn ehm, sotto il cofano.

Lo apro ufficialmente nonostante i vari lavori ancora in corso: il logo, alcune impostazioni ed alcuni contenuti sono in fase di definizione. In tutto ciò spero di trovare il tempo per pubblicare qualche post o magari anche qualche disegno o fotografia inediti.

enjoy! zakunin.org

Io e la shell

My shell

Da qualche tempo nel mondo GNU/Linux c’è fermento; citando una vecchia pubblicità televisiva si potrebbe anzi dire che “c’è baruffa nell’aria”. Non che non sia mai stato così in questo ambiente: da quando utilizzo software libero ho assistito a battaglie verbali online di varia natura, accuse ed accesi dibattiti su chi ce l’abbia più lungo (il codice) o su chi ce l’abbia più libera (la licenza).

Questa volta l’oggetto del contendere è, secondo me, una delle cose più importanti per qualsiasi utilizzatore casalingo self-made di macchinette calcolatrici digitali e cioè il modo in cui il sistema si presenta all’utente: in due parole, l’interfaccia grafica.

Continua a leggere ‘Io e la shell’

Santi moderni

Alla mattina del 6 ottobre mi ha svegliato una notizia: “amore, è morto Steve Jobs”; “Ehi! che sveglia originale!”; un bacio, caffè nero ed amaro, una brioche ed una rapida scorsa alle testate giornalistiche online prima di salutare compagna e marmocchio per dare inizio alle mie “otto ore per la sussistenza”.

La prima cosa che mi ha colpito è stata la visibilità mediatica data alla dipartita di  una persona che non era nient’altro che un imprenditore. Ho trovato macabro far diventare la morte di un uomo un gigantesco spot ad un’azienda; ma forse Steve Jobs avrebbe voluto così: in fondo è stato il più grande uomo di marketing di questi anni. Creava bisogni che non si hanno, oggetti che andavano (e vanno) a riempire i vuoti dentro il nostro essere occidentali sazi, annoiati e terribilmente indebitati. Sapeva vendersi e sapeva vendere: tra le sue eredità infatti, c’è il feticismo digitale: se se ne va con lui, non posso fare altro che rallegrarmene. Continua a leggere ‘Santi moderni’

Sempre allegri bisogna stare

sempre attuale:

😀

Genova 10 anni dopo, la mia storia per immagini

carlini, genova 2001

L'arrivo al carlini, tra fango e persone

Ricorre in questi giorni il decimo anniversario del tristemente famoso G8 di Genova del 2001. Come già a Napoli in febbraio, nella manifestazione che fu banco di prova per la follia omicida della truppaglia in tenuta antisommossa, arrivai da cane sciolto. Pur conoscendo gran parte degli organizzatori degli allora “disobbedienti” io ed un paio di amici arrivammo in autonomia, approfittando dell’ospitalità degli organizzatori e con l’unica intenzione di fare da testimoni con le nostre fotocamere. La mia macchina fotografica, per l’occasione, era una usa e getta.

carriola di sangue

carriola di sangue

Arriviamo alla sera del primo giorno di manifestazioni: tutto bene. Non sarebbe andato meglio il giorno dopo: macchine per la strada in fiamme, negozi svaligiati, feriti sul selciato e la morte di Carlo Giuliani. L’immagine che più mi rimarrà impressa negli anni è quella qui sopra: avevo visto due ragazzi sfrecciare giocosi vicino a me con quel trabiccolo. Dieci minuti dopo al posto dei ragazzi c’era solo sangue.

la retroguardia della polizia

la retroguardia della polizia

Un salto temporale: di foto di macchine bruciate, sassaiole e follia urbana ne è piena la rete, non aggiungerei nulla con i miei scatti. La foto sopra è presa da un androna che funzionava da infermeria in cui mi ero rintanato: Carlo è morto, i blindati sono passati ed i manifestanti si sono ritirati; i poliziotti tenteranno di entrare nell’androna ma dei coraggiosi infermieri faranno da scudo umano affrontando i manganelli. Salvo aspetto che passi pure la retroguardia del battaglione. Uscendo sul porticato noto del sangue a terra. Momenti di orrore:

sangue sul muro

sangue sul muro

ferito

un ferito

ferito

un altro ferito

Cammino inebetito tra i corpi, rassicurando qualcuno a casa con il cellulare. Scatto foto. Nascondo la bandiera rossa e mi metto un anonima maglietta. Oltrepasso ancora indenne la polizia oramai rilassata. Rientro al Carlini.

manifestazione allo specchio

manifestazione allo specchio

Il giorno dopo la manifestazione è gioiosa, nonostante tutto. Ma la gioia dura poco. Fumi lontani che si avvicinano: lacrimogeni, macchine bruciate e banche in fiamme. Lanciavano lacrimogeni dagli elicotteri? Certo:

lacrimogeni dal cielo

lacrimogeni dal cielo

Chi erano i black block? I primi li ho visti verso piazzale kennedy, armati di ben strani strumenti:

blackblock

blackblock

Poi ancora botte da orbi: dò una mano a soccorrere qualcuno colpito in faccia da un lacrimogeno. Pure il mio compagno d’avventure viene colpito, per fortuna di striscio. Scappando rimedio uno zaino con uno djambè abbandonati. Mi fermerò anche la notte del massacro della diaz. Eravamo in pochi al carlini e gli organizzatori ci fanno scappare all’esterno, terrorizzati dalle notizie che provengono dalla scuola e trasformandoci in bersagli mobili. Con due ragazzi di Asti decido di dormire in un giardino di una casa privata vicino allo stadio dal cui impianto audio proviene una voce strascicata che parla di Carlo Giuliani, della zona rossa, della guerra di Genova. Al mattino la cantilena continua, incuriositi andiamo a dare un’occhiata: un gruppo di infermieri con un ambulanza si chiede cosa fare di quel ragazzo sotto chock che ha delirato per tutta la notte.

Parto per Torino, quindi per Amsterdam. Con qualche cosa di rotto dentro.

zaku visto da scalva®

zaku visto da scalva®

Aggiornamento: pensieri sui fatti di Genova e Napoli 2001.

Una certa parte del movimento di quegli anni, aveva la pessima abitudine di “accordarsi” con le forze dell’ordine per inscenare degli scontri con l’obiettivo di darsi visibilità mediatica.

A partire dalla manifestazione di Napoli del febbraio 2001 il “potere” ha deciso di aprofittare di questi furbacchioni per rispolverare il metodo Cossiga. E’ illuminante Napoli a posteriori: ricordo una piazza piena di famiglie, anziani, giocolieri, ragazzi con lo djambè: insomma, una festa a corteo oramai fermo. Qualche centinaio di metri più in là la pagliacciata delle tute bianche con scudi, gommapiuma e caschi e della polizia: forse un centinaio di persone in tutto.

Ad un tratto spuntano plotoni di polizia e finanza a chiudere tutte le vie d’uscita della piazza. Corro in cerchio, schivo manganelli, stivalacci e persone. La polizia apre un varco dopo un tempo che pare un eternità, mi ci infilo correndo. Dalle strade laterali arrivano altri plotoni: devono avere sbagliato i tempi, sono un po’ arretrati e in formazione non riusciranno a raggiungere i fuggitivi. Tiro il primo sanpietrino della mia vita. Altri li tirerò a Genova dove le uniche differenze con napoli sono state quelle dell’utilizzo dei black block e della portata della manifestazione.

Quello che si ruppe in me era la già debole fiducia nella democrazia. Da allora non voto (se non ai referendum) e solo da un paio d’anni ho ricominciato a manifestare, conscio che il mio più grande nemico è covato in seno al nostro stesso paese: si chiama fascismo ed a Genova, 10 anni fa, abbiamo avuto un esempio del più eclatante dei suoi volti: la violenza.

Chi ti becco su google maps?

Incuriosito dal restyle di questi giorni di google, scopro che in “street view”  è stata inserita la ricostruzione fotografica digitale della zona in cui vivo. E chi ti becco in paziente attesa del verde semaforico pedonale?

the zaku's family

the zaku's family


enea papà

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